mercoledì 4 luglio 2012

FIASO, GUERRA ALLO STRESS IN CORSIA con 15 BEST PRACTICE

Personalizzare l'orario di lavoro, organizzare un nido aziendale o un doposcuola natalizio per i figli dei dipendenti, garantire un tutoraggio adeguato per i neoassunti. Sono solo alcune delle best practice sperimentate dalle 15 aziende sanitarie aderenti al progetto del Laboratorio Fiaso su "Sviluppo e tutela della salute e del benessere organizzativo nelle aziende sanitarie" , un'iniziativa finalizzata ad abbattere lo stress dei lavoratori della sanità. Dalla Ricerca, presentata a Roma il 29 marzo, emerge che motivando il personale con politiche di attenzione al benessere psico-fisico sul lavoro sono più che dimezzati gli stressati sul lavoro e viene abbattuto l'assenteismo. I Risultati dell'esperienza verranno ora tradotti in Linee-guida per dare scacco allo stress nella sanità e nella Pubblica amministrazione. La sperimentazione promossa dalla Federazione di Asl e Ospedali è il primo esempio di applicazione della normativa, che recependo gli accordi europei, vincola tutte le aziende pubbliche e private a combattere i fattori di stress nei luoghi di lavoro. Che costano oltre 20 miliardi di euro all'economia europea e ai quali sono attribuibili il 60% delle assenze lavorative. Migliorando il "clima interno" cresce di oltre il 27% la produttività e il gradimento dei clienti sale di 27 punti. Partendo da una check list di eventi sentinella del rischio di "stress da lavoro correlato" si è rilevato il livello di benessere psicologico in un campione significativo di 15 aziende sanitarie che hanno attuato una serie di azioni mirate a migliorare l'ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti: da quello motivazionale a quello ambientale e di attenzione ai problemi sociali e familiari che non sempre riescono a restare fuori della porta quando si è in azienda. I risultati sono stati sorprendenti: far lavorare i propri dipendenti in un clima più favorevole paga, visto che il numero di "stressati" in ufficio o in corsia è sceso ben al di sotto della soglia del 10%, contro un buon 25% di partenza. Che è poi la media europea dei lavoratori colpiti da quella sindrome da stress correlato al lavoro che alle economie dei Paesi UE costa ben 20 miliardi di euro l'anno, tra calo della produttività e il 60% di tutte le giornate di malattia riscontrate nei luoghi di lavoro. Un problema serio del quale l'Europa si è accorta da tempo. Tanto da far stipulare nel 2008 uno specifico accordo tra le imprese e parti sociali a livello europeo, che poi l'Italia ha provveduto a recepire con un decreto ad hoc, che tra una proroga e l'altra ha fatto scattare dal 1° gennaio di quest'anno la lotta allo stress in tutti i luoghi di lavoro. Pubblici e privati. E la sanità, grazie al Laboratorio Fiaso, ha fatto da apripista, sperimentando con successo una politica di promozione del benessere in Asl e Ospedali, racchiusa ora nelle oltre trecento pagine della ricerca che potranno "dettare la linea" non solo nel comparto della sanità ma anche nel resto del mondo lavorativo. I 13 fattori "anti-stress" e le tre principali cause che lo scatenano "Dopo l'avvio dei programmi di riduzione dei fattori di stress lavoro" nelle 15 aziende campione oltre il 77% dei dipendenti, dai medici agli infermieri, dai tecnici agli impiegati, ha infatti dichiarato di stare benissimo da un punto di vista psicologico. Al contrario la quota dei dipendenti nonostante tutto "stressati" è scesa ampiamente sotto il 10%. Un dato, quest'ultimo, non rilevabile con precisione perché influenzato da una forte visione soggettiva del proprio stato di stress, spiegano i curatori dello Studio. Resta il fatto che la lotta allo stress da lavoro correlato ha contribuito a migliorare sensibilmente la produttività e ad abbattere le giornate di assenza per malattia. Tant'è che la Asl Cuneo 2 e la ASL 12 della Versilia, quest'ultima capofila del progetto, risultano essere anche in cima alla classifica delle aziende con minor tasso di assenteismo. A influire positivamente su questi risultati sono 13 variabili sul benessere organizzativo, puntualmente rilevate dalla Ricerca Fiaso. In una scala da 1 a 5 ad influenzare maggiormente lo stato di benessere sul lavoro sono valori legati alle capacità lavorative, come l'abilità (4,26) e la capacità di utilizzare risorse proprie (4,20). Ma particolarmente rilevanti sono anche la chiarezza del proprio ruolo (3,95), la capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92), la soddisfazione lavorativa in genere (3,92). Da non trascurare anche le altre variabili. In primis la condivisione degli obiettivi (3,77) e il senso di comunità (3,58). Fattori di disagio lavorativo sono invece prima di tutto gli eccessivi carichi di lavoro (3,57), frutto della politica di quasi permanente blocco delle assunzioni in sanità, che inizia a lasciare il segno. Seguono poi i problemi di conciliazione lavoro-famiglia e i trasferimenti o cambi di mansione. Il fattore "maternità" Un discorso a parte meritano poi le dipendenti in dolce attesa. Per le donne che lavorano in sanità lo stato di gravidanza può diventare più che per altre lavoratrici un fattore di "stress da lavoro correlato", che colpirebbe una gestante su due a causa delle difficoltà riscontrate nella ricollocazione lavorativa dopo la maternità e delle tensioni che a volte si creano con i colleghi che restano. Anche loro stressati dal fatto che in oltre il 60% dei casi le lavoratrici che vanno in maternità in Asl e ospedali pubblici non vengono sostituite per via delle sempre più austere politiche di bilancio imposte dai tagli alla sanità pubblica regionale. Ad evidenziare il fenomeno sono state le prime rilevazioni del Laboratorio FIASO sul "Benessere organizzativo", nato grazie al contributo del colosso farmaceutico Boeringher Ingelheim, che non a caso ha a suo tempo attuato, con buoni risultati, un progetto di ricollocazione delle donne in maternità basato proprio sull'aggiornamento e sul coinvolgimento delle dipendenti nelle attività aziendali durante il periodo di assenza. Il Coordinatore della ricerca Sassoli: "maggior stress in sanità uguale più errori clinici" «In sanità ad esempio - spiega Giancarlo Sassoli- Coordinatore della ricerca e Direttore Generale della Asl 12 della Versilia - è comprovato che i sanitari sottoposti a maggior stress da lavoro correlato commettono anche più errori clinici". "Nelle aziende coinvolte dall'indagine - prosegue- si sono creati nelle strutture di psicologia gruppi di ascolto per i dipendenti in difficoltà lavorativa, offrendo loro un sostegno che non è solo psicologico». «I nuovi assunti hanno un proprio "Tutor" responsabile della loro formazione e sono stati avviati percorsi formativi per Capi Dipartimento, Responsabili di Struttura complessa, Capo Sala e altri profili dirigenziali per sviluppare competenze di governance, come la motivazione del personale, l'adesione agli obiettivi, la soluzione di situazioni conflittuali». Molte e variegate sono le iniziative messe in atto per migliorare lo stato di benessere dei lavoratori delle 15 aziende sanitarie coinvolte nella sperimentazione( Ausl 12 Versilia, Asl Cn2 Alba-Bra, Asl di Bergamo, Asl di Milano, Asl 10 di Firenze, Ulss 3 Bassano del Grappa, Apss Trento, Policlinico S.Martino di Genova, Ausl Bologna, Ausl Rimini, Policlinico di Modena, Asl Roma E, Asl Matera, Ausl di Viterbo e Policlinico di Messina). Si va dall'assistenza allo studio e nel tempo libero per i figli dei dipendenti della Asl di Bergamo ai percorsi "per fare squadra" della Asl Cuneo2; dalle giornate dedicate all'inserimento dei neo-assunti nella Asl di Firenze al training per l'inserimento degli infermieri nella prima linea delle aree di emergenza/urgenza . Monchiero, Presidente Fiaso: "Migliorando le condizioni di lavoro abbattuto l'assenteismo" «Il Laboratorio sul benessere organizzativo -commenta il Presidente Fiaso, Giovanni Monchiero, che è anche Direttore generale della Asl Capofila Cuneo 2- dimostra ancora una volta l'importanza dello star bene nel proprio posto di lavoro. Migliorando le condizioni di lavoro di medici, infermieri, tecnici e amministrativi la mia Asl ad esempio si è piazzata al secondo posto nella classifica con minor tasso di assenteismo». «I dati del Laboratorio - prosegue Monchiero - mostrano in modo inequivocabile l'importanza di crescere e svilupparsi pensando a un modello di azienda che valorizza il ruolo della persona e presta attenzione a tutte le sue necessità, creandole intorno le condizioni per un ambiente sano e più stimolante». Che il gioco valga la candela lo dicono i numeri dei numerosi studi nazionali e internazionali in materia. Secondo l'indagine della International Personal Management, pubblicata dal Financial Times, la "riorganizzazione del benessere aziendale" genera un miglioramento del 30% delle prestazioni individuali e l'allineamento del personale al 100% degli obiettivi. Il Rapporto Asfor (l'Associazione Italiana per la Formazione manageriale) sulla formazione manageriale in Italia dice che il 27,5% delle aziende italiane forma il proprio management per migliorare il benessere lavorativo e la produttività dei dipendenti. E i risultati si vedono perché migliorando il "clima interno" la produttività cresce di oltre il 27% e, quel che forse più conta, la customer, ossia l'indice di gradimento dei clienti, sale di ben 47 punti percentuali. Spetterà ora ai Direttori generali delle Aziende sanitarie che hanno aderito al Laboratorio, insieme a psicologi, medici del lavoro, responsabili della sicurezza e del lavoro studiare come tradurre le esperienze maturate in linee-guida per dare ridurre lo stress correlato al lavoro su tutto lo scacchiere della sanità italiana. Con l'obiettivo di abbattere anche gli errori clinici e, perché no, di fare da apripista anche per il resto del mondo lavorativo. Azienda per azienda le principali ricette "anti-stress" Nell'ambito del Laboratorio FIASO "Sviluppo e tutela del benessere e della salute organizzativa nelle aziende Sanitarie" sono state realizzate alcune sperimentazioni che hanno tutte preso le mosse da una iniziale e approfondita analisi dell'organizzazione. Gli interventi sono stati suddivisi secondo una categorizzazione basata su destinatari e finalità delle azioni e declinati su tre livelli riferiti all'organizzazione, ai gruppi di lavoro, ai singoli lavoratori: - Interventi a livello organizzativo: comprendono i progetti rivolti all'intera Azienda e/o che hanno ricaduta diretta sui processi organizzativi globali. - Interventi a livello di gruppo: riguardano le azioni rivolte a gruppi di dipendenti; in alcuni casi si tratta di gruppi di lavoro della realtà lavorativa, quindi spesso omogenei per Struttura Operativa, eventualmente anche per professionalità, in altri casi sono gruppi creati ad hoc per l'intervento, eterogenei per strutture e/o per professione, con l'obiettivo di stimolare lo scambio e la condivisione. - Interventi a livello individuale: sono rivolti a lavoratori singoli, con l'ipotesi di beneficio diretto e, di conseguenza, sui gruppi di lavoro cui partecipano. Indiretto è l'effetto che si presume positivo per l'intera Azienda, che dovrebbe beneficiare del miglioramento a partire dalla qualità del contributo del singolo dipendente. LEGGI SU IL SOLE-24 ORE SANITA' n. 13/2012 LA SINTESI DEI PROGETTI

Nessun commento:

Posta un commento